I precedenti articoli di Ancient Civilizations sono stati dedicati a una panoramica dei Vangeli di Lindisfarne e delle principali influenze stilistiche che hanno contribuito al suo sviluppo.
In questo articolo vi invito a scoprire il contenuto del libro: contenuti liturgici e letterari ma anche le arti grafiche che sono parte integrante del libro.
Il Novum Opus
Come parte del preambolo, il Novum Opus o “Nuova Opera”, è anche chiamato “materiale preparatorio”. È una lettera introduttiva che spiega le difficoltà incontrate da san Girolamo nel trascrivere testi diversi da lingue diverse e trarne una “verità” in buon latino. Si tratta di una sorta di manuale d’uso per il funzionamento delle tavole di concordanza, che dà anche l’ordine in cui devono comparire i Vangeli. Questo lavoro è coerente con il concetto di Maiestas Domini : la struttura e l’ordine rigoroso devono contribuire a trasmettere la perfezione divina attraverso il fondo e la forma.
Come elemento a sé stante, il Novum Opus ha la propria pagina del tappeto e la sua lettera iniziale maiuscola all’inizio della lettera. Il foglio 2v (Fig. 1) presenta come frontespizio una pagina di tappeto introduttiva ornata da una croce cristiana riccamente decorata. Vi rimando all’articolo sulle pagine a tappeto : il motivo astratto mette il lettore in uno stato di risveglio spirituale contemplando l’intreccio e la moltiplicazione dei dettagli. L’opera geometrica fa riferimento a motivi cloisonné sassoni, come si trovano negli oggetti nel tesoro di Sutton-Hoo. Intorno al motivo centrale ci sono uccelli, identificabili da ali e artigli. Le intersezioni di gambe e animali ricordano lo Staffordshire Hoard. Questa pagina tappeto introduce l’opera, quindi ci invita ad entrare nella preghiera. Una croce è visibile e sottolineata da un sottile bordo grigio-bluastro e gli elementi abbondanti sono un pretesto per perdersi di vista. La maggior parte della composizione è realizzata utilizzando linee, intrecci e motivi chiave. I nodi sono visibili a tutti e quattro gli angoli. Il tono è prevalentemente oro e viola, scelte simboliche in entrambi i casi, volute o meno, perché trasmettono un senso di ricchezza e potere.
Di fronte, il foglio 3 introduce la lettera stessa, con le iniziali in maiuscolo “N” e “O” di “Novum”. Notevoli la “N” e la “O”: il lato sinistro -l’asta della lettera- della “N” ha un nodo di partenza. È cavo nella sua lunghezza, con molti uccelli riconoscibili da becchi, artigli e piume (cormorano, molto presente sull’isola santa?! da paragonare al personaggio di Cuthbert, protettore degli uccelli, come abbiamo visto). La traversa della “N” è composta da due motivi circolari a spirale, stilisticamente vicini all’iconografia celtica (vi rimando allo Staffordshire Moorlands Pan). Per quanto riguarda la “O”, si avvolge attorno ad un punto centrale disegnando tutto intorno a sé in un movimento dinamico. Ricorda i disegni dello scudo di Battersea. È nel foglio 5v. che troviamo uno slanciato motivo a drago che rievoca la figura del carnice celtico (vedi l’articolo sulle influenze ).
L’intera lettera è impostata in semi-onciale inframmezzato dalla glossa di Aldred in minuscolo anglosassone.


Figura. 1 e 2. Vangeli di Lindisfarne. Novum Opus. Tappeto Folio pagina 2v. E Incipit Folio 3r
LA TAVOLA DEL CANON DEI VANGELI DI LINDISFARNE
L’articolo in Antiche civiltà sulla tavola dei canoni -o tavola delle concordanze- ci ha permesso di capire come funziona questo strumento. È una sorta di manuale di istruzioni che assicura una buona comprensione dei Vangeli in vista di una buona trasmissione. Costruisce ponti tra storie diverse.
Quelle di Lindisfarne presentano sedici pagine stilizzate (fogli da 10r a 17v). Hanno la particolarità di utilizzare per la prima volta le sale giochi: si tratta di un’innovazione specifica di Lindisfarne. La decorazione è ispirata all’architettura religiosa. Le colonne ei capitelli sono sormontati da un arco semicircolare, tipico dell’architettura romanica. Gli elementi, in cavo, consentono un riempimento di zone piatte policrome che alternano rossi, blu, grigi e l’aggiunta di ogni genere di motivi animali (asini, cavalli, conigli, uccelli…) e geometrici (motivi chiave, intrecci… ).
A differenza delle tavole del Libro di Kells, quelle di Lindisfarne sono ariose. I riempimenti sono limitati e non tutte le superfici sono riempite. Spazi, spazi, angoli, vengono lasciati liberi e conferiscono all’insieme un’impressione di finezza e leggerezza, esaltando una scrittura fluida, equilibrata e armonica.


Figura. 3 e 4. Vangeli di Lindisfarne. Tabella dei canoni folio 11. E dettaglio di una capitale ©Marjorie Benoist
I RITRATTI
Ogni Vangelo è scritto nell’ordine indicato nel Novum Opus. I quattro testi scritti in semi-onciale, relativi a ciascuna versione della vita di Cristo da parte di ciascun evangelista, sono preceduti da un’introduzione e poi da una specifica apertura. Ma per orientarsi nel testo e dare vita al tutto, ogni Vangelo è preceduto da un ritratto.

Figura. 5. Vangeli di Lindisfarne. Ritratto di San Matteo. Pagina 25
A piena pagina, miniato e stilizzato, ogni ritratto rappresenta l’evangelista accompagnato da un elemento grafico simbolico (bue, aquila, ecc.). L’insieme di questi quattro simboli è chiamato Tetramorph. Rispondono al gusto marcato degli anglosassoni per i simboli espressivi, anche nell’art.
Secondo il Venerabile Beda, gli evangelisti portano ciascuno un aspetto di Cristo, delle scritture e del proprio ruolo svolto nei testamenti. Matteo è l’uomo, che rappresenta la natura umana di Cristo. Marco è il leone che simboleggia Cristo che trionfa sulla risurrezione e sulla vita eterna. Luca è il vitello, o bue, vittima sacrificale della crocifissione. Gli animali portano in sé una dimensione sacra, come per i motivi dei Pitti (cfr Burghead Bull). Mentre i ritratti in miniatura di Matthieu, Marc e Luc li rappresentano nel loro lavoro di scrittura; Giovanni, accompagnato dall’aquila, è tradizionalmente separato. Simboleggia l’elevazione e la contemplazione nel punto più alto del cielo. L’aquila è di fronte al sole come è di fronte a Dio. Allo stesso modo, Jean guarda dritto al lettore, mentre tiene la sua pergamena. È anche un simbolo di rinnovata giovinezza e risurrezione. Il suo atteggiamento frontale gli conferisce un posizionamento particolare.
Ciascuno rappresenta la duplice natura di Cristo: Marco e Giovanni sono raffigurati come giovani, a simboleggiare la natura divina e immortale di Cristo. Matteo e Luca sono più antichi e barbuti, di influenza più bizantina, rappresentano la natura mortale di Cristo. I quattro ritratti sono composti allo stesso modo: una cornice rettangolare con una linea di colore che lo isola in un mondo che non è quello degli uomini. C’è un semplice nodo geometrico ad ogni angolo. Due dei ritratti hanno sfondi leggermente colorati ma nessun riempimento decorativo o sovrapposizione superflua. Questo dà al libro questa impressione di leggerezza. Le decorazioni dei sedili sono semplici e sempre le stesse: cerchietti e un punto. I colori sono solidi monocromatici. Il messaggio è essenziale, gratificante, diretto. Quanto alla tavola dei canonici o al corpo del testo che presenta solo pochi ornamenti. Poche parole spiegano il contenuto, come il nome del santo o un commento (“ imago leonis ” per “immagine di un leone”). Realizzate senza rilievo o effetto di profondità, le linee costitutive degli animali ricordano gli animali che appaiono sulle pietre erette dei Pitti (cfr Burghead Bull).
Seduti, con i piedi appoggiati su uno sgabello, i santi sono rappresentati per iscritto, un calamo in mano. Tranne Jean che presenta un rotolo. Lindisfarne è un caso speciale in questo senso. Un buon numero di opere della stessa epoca rappresentano i personaggi sacri affrontati. È qui un’influenza romana nel trattamento della rappresentazione. Ciascuno dei personaggi è sormontato dal suo simbolo, abbastanza realistico rispetto alle cifre stilistiche astratte del libro. Matteo ha la particolarità di avere, oltre all’angelo, un personaggio maschile nascosto dietro una tenda e di cui compare la testa. Questa è un’influenza diretta del Codex Amiatinus perché il ritratto del profeta Esdra -o Esdras- in esso contenuto è nella stessa postura di quello del santo Lindisfarne. Ma non di stile: se gli abiti, dai colori accesi, li avvolgono in drappeggi alla romana, l’uso di linee pulite che tratteggiano il tessuto è una caratteristica molto più isolana.

Figura. 6. Vangeli di Lindisfarne. Ritratto di San Giovanni. Foglio 209v
Le pagine essenziali del tappeto
Ci sono cinque pagine di tappeto nei Vangeli di Lindisfarne: una per il Novum Opus e una per Evangelista, di fronte a ogni ” Incipit ” (o “prime parole”) iniziale di ogni Vangelo. Le pagine del tappeto hanno lo scopo, dal loro aspetto, di portare la preghiera in un mondo spirituale. Lo sguardo parte dall’angolo per entrare in uno schema a tutta pagina, delimitato e incorniciato. Dal generale per entrare gradualmente nel dettaglio sempre più minuto, lo sguardo segue il ritmo imposto dagli animali intermedi, spiriti animati della natura e le matasse di filo e che si intrecciano evocando tempo, infinito e rotture. .
Troviamo il simbolo cristiano della croce di Cristo. Si impone sulle pagine del Novum Opus e di Matteo ( quindi nella prima parte del libro) . Di forma latina, allungata, è chiara e prominente pur integrandosi nell’insieme. Ma se le altre pagine del tappeto evocano sempre la croce, questa svanisce davanti agli altri motivi: è una croce greca in Giovanni, è celata nel motivo sassone in Marco e completamente sostituita da un rotolo celtico in Luca.
Troviamo principalmente intrecci intrecciati in tutte le dimensioni: larghezza, lunghezza e profondità. Avvolti in una dinamica concentrica e universale, i modelli abbondanti sono stratificati, astratti e sembrano animati e vivi. Un bestiario spumeggiante e abbondante che sembra invitare la mente a un’altra realtà.
Lo sguardo è perso, assorto nella contemplazione e nella meditazione. Se è stato utilizzato il motivo a traforo, non è solo per scopi estetici. In effetti, gli schemi circolari, il triskel, il mandala, il labirinto, il nastro infinito… qualunque siano le civiltà, i periodi in cui si trovano, sono profondamente simbolici. Accompagnano l’umanità nella sua ricerca metafisica del significante, del passare del tempo, del sacro…
Il movimento dinamico verso l’interiorità, il Centro (nozione fondamentale nell’universo celtico), verso un “nodo” centrale, gli incroci e le interruzioni di linee rappresentano i tormentati meandri della vita del grande “tessuto universale”, ricamato da poteri mistici. Ci invita a fare un cammino verso Dio ma anche verso noi stessi, in un cammino iniziatico. Si riferiscono a motivi celtici, pitti… della chiave, della svastica, del triskel. I colori e i motivi utilizzati nella pagina del tappeto del Novum Opus sono molto simili ai motivi in ferro trovati su uno dei braccialetti del tesoro di Sutton Hoo. Questo usa gli stessi colori e motivi in cloisonné.
Le pagine del tappeto sono seguite da una pagina introduttiva ornata da una lettera maiuscola riccamente decorata come un incipit (“prime parole”). Non fanno parte del vangelo ma commentano il testo. Sono seguite da alcune pagine semi-onciali. Questa iniziale maiuscola è un pretesto per introdurre colori accesi, chiari e permettere un’iconografia audace che valorizzi il testo. Una lettera come “o” consente un motivo arrotondato, imbottiture animali o geometriche, motivi chiave, linee tratteggiate. I gambi delle lettere, come la “M” di Matthieu e Marc, consentono sottili motivi animali.


Figura. 7 e 8. Vangeli di Lindisfarne. San Giovanni. Pagina del tappeto. Foglio 210v (g) & San Luca. Pagina del tappeto. Foglio 138v (d)
Il Vangelo di Matteo
Le prime parole di ogni vangelo sono pretesti per un’apertura con lettere maiuscole miniate incipit, decrescenti in ordine di grandezza, al testo stesso. I Vangeli di Lindisfarne hanno la particolarità di presentare due pagine di apertura introduttive a San Matteo: il “ Liber ” poi il famoso “ Chi-Rho-Iota ”.
Dapprima il Vangelo si apre con le parole latine: “ Liber generationis iesu christi ” (“Il libro della generazione di Gesù Cristo”). La “L”, la “i” e la “B” servono per le illuminazioni principali. Vi troviamo il tradizionale vocabolario ornamentale: intrecci di uccelli, linee geometriche, tratteggiate con mina rossa, figure a serpentina, spire, nodi, triskel e altri movimenti concentrici. Le figure zoomorfe e geometriche accompagnano letteralmente il movimento delle lettere. Il resto della parola ( -er ) è privo di qualsiasi schema come per sottolineare le illuminazioni. Il “ Liber ” è senza dubbio la più equilibrata delle quattro pagine iniziali.
La pagina Chi-Rho-iota è la pagina più spettacolare. Il riferimento alle lettere Chi (rappresentato da una X), Rho (rappresentato da una P) e Iota (rappresentato da una I), lettere abbreviative usate per formare il nome di Cristo in greco e chiamate anche CRISTO . Questa pagina si apre con queste parole: “ Christi autem generatio sic erat ” ovvero “Cristo venne nel mondo così”. Inizia la storia della nascita di Cristo ma il suo interesse deriva principalmente dai motivi decorativi e di riempimento del chi-rho particolarmente notevole. Il motivo decorativo riprende globalmente gli stessi elementi della tela ma è molto più esuberante nella sua composizione. La “X” è piena di elementi zoomorfi, la “R” e la “i” di elementi geometrici di tutte le forme ed entrambe rispondono l’una all’altra in armonia, anche nel colore. Anche in questo caso, il resto della parola ( -autem ) è privo di qualsiasi schema, come per sottolineare l’importanza di Christi per contrasto.


Figura. 9 e 10. Vangeli di Lindisfarne. San Marco. Introduzione. Foglio 29r (g) & San Matteo. Pagina iniziale. Libero generazioni. Foglio 27 (d)
Il Vangelo di Marco
“Initium Evangelii Iesu Christi, Filii Dei. Sicut scriptum est in Esaia Propheta” o “L’inizio del vangelo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Come è scritto nei profeti».
Equilibrato nel suo insieme e meno ricco di colori e motivi, il vangelo di Marco usa le stesse lettere “IN” di Giovanni ma con più sobrietà. Con meno motivi o scatole piene di ornamenti pur mantenendo lo stesso vocabolario stilistico.
La ricerca è accentuata sui punti di piombo rosso, in particolare nelle figure di animali. Tuttavia, notiamo per Marc una spettacolare lettera maiuscola e notevoli iniziali come prima parola della lettera introduttiva. La “M” sembra coronata e l’intero nome riassume tutti i motivi decorativi: fondo a punta di piombo puntinata rossa, motivi tondeggianti identici a quelli dello scudo di Battersea, intrecci celtici, cloisonné nella “A”.

Figura. 11. Vangeli di Lindisfarne. San Marco. Pagina iniziale. Inizio Evangelii . Foglio 95
Il Vangelo di Luca
La pagina introduttiva di Luca si chiama “ Quoniam quidem ” (f 139r) e deriva dal latino “ Quoniam quidem multi conati sunt ordinare narrationem ” (“Come molti se la sono presa in mano per mettersi in ordine”).
Il vocabolario cromatico e iconografico è identico: uccelli, motivi vorticosi, il più delle volte curvilinei, nei toni del rosso e del blu. “ Quo ” è illuminato ma “ -niam ” è privo di schemi. Stilisticamente è quella che si può definire la più “gioiosa”, l’effetto è rafforzato dall’aspetto estremamente decorativo della sua parte sinistra.
Il lungo stelo della “q”, a sinistra della pagina, è pieno di triskel, spirali. Un motivo centrale circolare sembra portare il tutto in una grande danza concentrica. Il profilo circolare della parte superiore è pieno di uccelli e cani intrecciati.
La “U” è formata da due cani intrecciati, quindi è un motivo più temporale e figurativo. La “O” ha invece un riempimento geometrico decorato a quadrati – identici a quelli del cloisonné del braccialetto Sutton Hoo – e quindi più astratto. I due sono consapevolmente opposti?
Altro elemento decorativo notevole: in un bordo a sinistra, vi è un margine riempito di uccelli intrecciati. Di fronte a lui a destra, un lembo composto da un gatto dal corpo viola: testa in giù e zampe artigliate in alto. Una teoria è che questi uccelli siano detti farina di gatto e se guardi da vicino, sembra pronto a balzare verso il recinto sulla sinistra, pieno di uccelli! I gatti sono legioni nei monasteri medievali e compagni dei monaci. Sono un pretesto temporale tanto quanto decorativo.

Figura. 12. Vangeli di Lindisfarne. St Luc.Pagina iniziale. Quaniam quidem . Foglio 139
Il Vangelo di Giovanni
L’incipit del Vangelo di Giovanni è una sorta di apoteosi che risponde alla sua pagina di tappeto abbondante.
“In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio”, “ In principio erat verbum ”. Celtiche, intrecci concentrici, motivi geometrici sottolineati in nero, motivi zoomorfi: cani, conigli, uccelli… artigli, ali, bocche spalancate che sembrano voler divorare i motivi geometrici in una sorta di battaglia del temporale contro lo spirituale… È uno che potrebbe essere descritto come il più solenne.
Sulla destra troviamo il confronto di due tipologie di riempimenti: zoomorfi con un tono chiaro da un lato e geometrici con un tono scuro dall’altro, che danno un ingegnoso effetto rilievo.
Un’altra specificità molto speciale: nelle lettere compare un volto umano. È l’unico incipit a possedere questo motivo. Occhio fisso sul lettore, broncio sulle labbra particolarmente severo, questa figura sembra essere un monito cupo in un testo evidenziato in nero. È anche l’unico ad avere un motivo di riempimento zebrato, fatto di linee spezzate come fulmini che danno un’impressione di tensione. Il testo del Vangelo si chiude con il colophon – Vi rimando alla parte sugli autori per una spiegazione di questo elemento.
Si noti infine la lettera introduttiva al foglio 208r. Ha due graziose iniziali (incluso un notevole schema di chiavi). Ma soprattutto questa pagina è l’unica, in tutto il testo, che ha la particolarità di non aver “subito” troppe aggiunte di glosse – di commento in inglese per tradurre il testo latino – da parte di Aldred. Mostra il testo in puro semi-onciale come appare in tutti i Vangeli. Questa pagina rivela la perfetta semplicità dell’insieme e la maestria della scrittura, l’armonia delle lettere.

Figura. 13. Vangeli di Lindisfarne. San Giovanni. Apertura. Folio-211. civiltà antiche

Figura. 14. Lindisfarne. San Giovanni. Colofone. Foglio 259
Itinerario e avventure delle reliquie di San Cuthbert
Dall’VIII secolo ai giorni nostri, un’opera come i Vangeli di Lindisfarne è chiamata a conoscere molte turpitudini. Innanzitutto, come abbiamo visto in un precedente articolo , l’arrivo dei Vichinghi nel 793 provocò una prima serie di spostamenti della comunità e traslazioni delle reliquie. Prima a Chester-le-Street, dove la comunità si stabilì fino al 995, poi a Durham. Da notare che tra le reliquie rinvenute nella bara di Cuthbert, i Vangeli erano accompagnati dal piccolo Vangelo anglosassone (9*13 cm) appartenuto al santo. Questo era noto come il “Vangelo di Stonyhurst” ed è visibile ancora oggi. È notevole per la sua famosa rilegatura in pelle di capra rossa (cfr. Figura. 15 ) . Questo vangelo di san Giovanni non è illuminato, il che lo rende un libro più personale e il cui interesse è liturgico, narrativo, vicino alla parola.
Il passaggio di Guglielmo il Conquistatore -1069- portò a un breve ritorno a Lindisfarne delle reliquie prima della loro installazione, questa volta “definitivamente”, nella cattedrale di Durham nel 1104. Queste opere vi erano considerate oggetti di sacra devozione e conservate in reliquiari, probabilmente protette da una teca decorata denominata cumdach. Per accedervi era un rito specifico, caratteristico della cristianità isolana (digiuno, preghiera, portarlo al collo).
L’ascesa al potere di Enrico VIII segnò lo scioglimento dei ricchi monasteri d’Inghilterra nel 1536 e la dispersione dei loro tesori. I Vangeli vengono quindi sequestrati, insieme alla copertina ingioiellata, e inviati a Londra e alla Torre. Furono acquisiti nel XVII secolo da un certo Sir Robert Cotton, amante dei libri antichi, e furono i suoi eredi a trasferirli al British Museum nel 1753, prima di trasferirsi definitivamente alla British Library nel 1973, dove ora si trovano. Nel 1852 fu posata una nuova copertura.
Per permettere a più persone possibili di accedere a questo tesoro, l’intera opera è stata digitalizzata per diventare un documento virtuale facilmente consultabile (troverai il link alla versione digitale dei Vangeli di Lindisfarne tra le fonti nel prossimo articolo) . L’originale è esposto a Londra ed è talvolta oggetto di mostre temporanee come quella di Durham nel 2013.

Figura. 15. Copertina in pelle rossa del Vangelo di Saint Cuthbert